A framework of reference for pluralistic approaches

Switzerland

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Gli approcci plurali

Gli approcci plurali sono tradizionalmente contrapposti a quelli singolari, nei quali il solo oggetto didattico è una singola lingua e/o una sola cultura considerate in maniera isolata. Questi approcci linguistici singolari non sono in sintonia con il plurilinguismo del lessico mentale di cui sono dotati i discenti. Essi sono stati promossi in modo particolare dal metodo diretto, poi dagli approcci strutturali e da quelli comunicativi, quando furono esclusi dal processo di apprendimento le traduzioni ed ogni ricorso alla prima lingua.

Si distinguono quattro approcci plurali:

L'approccio Eveil aux langues

Secondo la definizione data dell’éveil aux langues nel quadro dei progetti europei che hanno permesso di svilupparlo più ampiamente, «si ha éveil aux langues quando una parte delle attività verte su lingue che la scuola non ambisce insegnare». Ciò non significa che l'approccio verta unicamente su queste lingue. Esso include anche la lingua / le lingue di scolarizzazione e tutte le altre lingue in via di apprendimento. Ma l'approccio non si limita a queste lingue «apprese». Esso integra tutti i tipi di altre varietà linguistiche, della famiglia, dell’ambiente … e del mondo, senza esclusioni. Visto il numero elevato di lingue sulle quali gli allievi lavorano – spesso diverse decine – l’éveil aux langues può sembrare un approccio plurale «estremo». Concepito principalmente come benvenuto degli allievi nella diversità delle lingue (e delle loro lingue!) fin dall'inizio della scolarizzazione, come mezzo per un migliore riconoscimento nel contesto scolastico delle lingue «portate» dagli allievi allofoni, come una sorta di propedeutica sviluppata nella scuola elementare, può anche essere promosso come accompagnamento dell'apprendimento linguistico durante tutto il percorso scolastico.

Va ancora detto che l’éveil aux langues, come è stato sviluppato dalla fine degli anni novanta nei programmi Evlang e Jaling, si ricollega esplicitamente al movimento Language Awareness avviato da E. Hawkins nel Regno Unito durante gli anni '80. Tuttavia si ritiene che l’éveil aux langues oggi costituisca piuttosto un sottoinsieme della prospettiva Language awareness, che genera anche lavori di orientamento più psicolinguistico che pedagogico, i quali non riguardano necessariamente il confronto del discente con una varietà di lingue. Ecco perché i promotori dei programmi di éveil aux langues hanno preferito scegliere un altro titolo inglese a questo approccio: Awakening to languages.

L'intercomprensione

L’intercomprensione tra le lingue affini propone un lavoro parallelo su due o più lingue della stessa famiglia (lingue romanze, germaniche, slave ecc.), indipendentemente dal fatto che si tratti della famiglia alla quale appartiene la lingua madre del discente (o la lingua di scolarizzazione) o della famiglia di una lingua che ha appreso. Si sfruttano i vantaggi più tangibili dell'appartenenza a una stessa famiglia – quelli relativi alla comprensione – che si cerca di coltivare in modo sistematico. I vantaggi riguardano principalmente la capacità di comprensione, ma si possono avere effetti positivi anche nel campo dell'espressione.

Dalla seconda metà degli anni '90 si sviluppano innovazioni di questo tipo per discenti adulti  (compresi gli studenti universitari) in Francia e in altri paesi di lingua romanza, ma anche in Germania, nei paesi scandinavi e in quelli slavofoni. Molte sono state sostenute a livello europeo (programmi dell'Unione europea). Si ritrovano approcci di questo tipo in certi materiali di éveil aux langues, ma il pubblico scolastico è ancora poco interessato all'intercomprensione.

L'approccio interculturale

L’approccio interculturale ha certamente influito sulla didattica delle lingue e pertanto è ben noto. Se ne conoscono numerose varianti, il cui elemento comune consiste nel fondarsi su principi didattici che raccomandano di far leva su fenomeni relativi a una determinata area culturale per comprendere fenomeni che ne riguardano un’altra. In base a questi principi si promuove anche l'applicazione di strategie volte a favorire la riflessione sulle modalità di contatto tra persone con retroterra culturali differenti.

La didattica integrata delle lingue

La didattica integrata delle lingue mira ad aiutare il discente a stabilire legami tra un numero limitato di lingue oggetto di apprendimento in un contesto scolastico, in base all'idea - centrale per gli approcci plurali - di far leva su ciò che è noto per affrontare ciò che è meno noto: la lingua di scolarizzazione per affrontare la prima lingua straniera, quest'ultima per entrare nella seconda lingua straniera ecc., senza dimenticare gli effetti a ritroso di tali sinergie. E senza dimenticare neppure, soprattutto quando sono oggetto d'insegnamento, le lingue di origine degli allievi. Dunque si lavora contemporaneamente su due, tre o quattro lingue. 

È in questa direzione che si muovevano i lavori di E. Roulet già all'inizio degli anni '80. E nella stessa prospettiva si inseriscono oggi numerosi lavori sul tedesco dopo l'inglese come lingue straniere (cfr. i lavori sulle terze lingue). Altri si occupano dell'articolazione della lingua di scolarizzazione e delle lingue insegnate in una prospettiva integrata. A questi approcci si allineano anche alcune modalità di educazione bilingue, nelle quali gli insegnanti cercano di portare l'attenzione dei discenti sulle affinità e le differenze tra le lingue nelle quali si svolge l'apprendimento, indipendentemente dalla materia studiata.